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SONNO E SOGNI. Lezione 5

MASADA n° 1133. 7-54-2010

(Emilio Scanavino)

(Questa è la lezione 5 di un corso su Sonno e Sogni tenuto a Bologna dalla prof. Viviana Vivarelli)

SIGNIFICATO DEI SOGNI

Lettura analogica dei simboli che compaiono in sogno – La sincronicità – La morte – La teoria topografica di Freud – La teoria archetipica di Jung – L’Ombra

Quando l’energia psichica ha bruschi mutamenti, può accadere che la natura fuori di noi vi corrisponda con elementi simbolici con lo stesso significato. E’ quello che Jung chiama SINCRONICITA’ e che trova la sua spiegazione filosofica in forme del pensiero orientale come il taoismo, che legge il mondo come una connessione di eventi in cui l’invisibile della psiche si raccorda col visibile della natura.

La connessione più forte che troviamo tra mutamenti dell’energia e segni sincronici è la MORTE.
Poiché la morte è il mutamento più grande dell’energia che qui conosciamo, i segni di morte si espandono nel mondo facendo partecipare le cose al loro messaggio.

Capita spesso che, quando uno muore, si fermi il suo orologio, o si crepi il suo specchio. La morte è una grande trasformazione delle energie e l’universo è unico e globale. Il grande evento perciò può apparire nella realtà, nel sogno, o in indizi significativi.

Quando la mia amica Licia morì, era agosto, e noi amiche eravamo in vari luoghi di vacanza, ma molte ebbero indizi della sua morte da casi curiosi che accaddero in concomitanza. Laura era in montagna e una tazza cadde improvvisamente giù da una mensola e si spaccò al suolo. Io entrai in una grande agitazione nervosa e mi si bloccarono tutti i rubinetti del gas, non potevo più accendere nessun fornello, anche il rubinetto principale era bloccato. Altre rovesciarono improvvisamente recipienti con liquidi o ebbero capogiri o fecero sogni premonitori. L’evento morte fu avvertito in tutta l’area affettiva di risonanza, come se l’amore costituisse un’isola di risonanza comune.

Quando morì Jung, un forte fulmine a ciel sereno spaccò in due il grosso olmo sotto cui Jung era solito leggere e molti suoi amici ebbero segni o sogni premonitori.

L’inconscio collettivo postula l’esistenza di un piano o livello appartenente a uno psichismo collettivo a cui tutti apparteniamo e che può, in certe occasioni, portare alla nostra coscienza informazioni ignote nel campo relativo ma esistenti nel campo assoluto.
L’informazione si sviluppa a un livello di totalità ma, al suo interno, ci possono essere campi parziali in cui lo scambio di informazioni può essere più forte, per esempio tra persone della stessa famiglia, dello stesso sangue o connesse da forti legami affettivi.
Se ipotizziamo che vi sia una sola realtà psichica collettiva, fuori dello spazio e del tempo, possiamo accettare che essa abbia al suo interno isole psichiche spazio-temporali che creano fenomeni di telepatia o compresenza tra menti connesse, così che ognuna può ricevere per risonanza informazioni dagli altri in tempo reale, proprio perché il gruppo forma una mente sola, costituisce una informazione comune, che sta, appunto, fuori dal tempo e dallo spazio.
Queste isole partecipanti possono spiegare la telepatia, la chiaroveggenza, i sogni che ci danno informazioni ignote su altri, e anche la premonizione e la profezia.
Per alcune persone, ad es. Padre Pio, queste isole di informazione comune trascendono i legami di sangue o effettivi e possono comprendere l’intera umanità.
C’è un livello della nostra parte materiale in cui i corpi formano unità distinte, ma c’è un altro livello più alto in cui le nostre conoscenze o emozioni formano un’unità coesa.
I sogni premonitori o di chiaroveggenza non hanno senso in una realtà divisa ma sono possibili in una realtà partecipata. Questa non conosce separazioni di tempi o spazi e nono conosce nemmeno quella separazione estrema che è la morte. Per alcuni è diretta la percezione che morti e vivi sono entrambi qui ora, ma vivono in livelli frequenziali diversi, hanno velocità d’onda distinte che non li rendono immediatamente comunicabili, a meno che uno non abbia per natura capacità di rapporti interdimensionali.
Possiamo dire che noi viviamo in una fascia multipla di vibrazioni; in quelle inferiori sembriamo distinti e limitati, nelle fasce più alte siamo una cosa sola, partecipiamo di una stessa conoscenza e possiamo aprirci a informazioni apparentemente lontane come le cellule di un unico organismo.
Per prendere l’esempio della radio, possiamo essere posizionati sulla singola stazione che riceve una sola frequenza o possiamo avere la facoltà di captare più lunghezze d’onda.
Più il livello di vibrazione è basso, più aumenta la separazione e il senso di solitudine e egoicità; più il livello di vibrazione è alto, più aumenta il senso di comunione universale in un’empatia collettiva.
La vibrazione energetica si collega al grado di spiritualità.
Per questo l’evoluzione spirituale può accompagnarsi a fenomeni di chiaroveggenza come entrando in una specie di familiarità universale.

(Luisa Sturla)

Col sogno, con la visualizzazione o in altri modi come la meditazione o la mente vacua, possiamo accedere all’area comune dove ognuno è tutti, e ogni cosa è qui ora.
La mente che canalizza questi salti di livello è la mente imaginale, attraverso cui si organizza una facoltà di percezione globale che esiste anche senza il nostro cervello materiale, e si esprime anche in modo più elevato quando si stacca dalla materia. Essa è chiarissima nelle estasi, nelle OBE, negli stati modificati di coscienza, nei sogni straordinari.

La mente intuitiva ha un suo linguaggio particolare, diverso da quello della mente logica, un linguaggio imaginale, analogico e simbolico.
L’emisfero sinistro produce un pensiero logico ma l’emisfero destro o femminile ha un tipo di pensiero non razionale o logico, ma ANALOGICO. Dire che una cosa è analoga a un’altra non vuol dire che essa è uguale, ma che si muove sulle stessa frequenza o è portatrice di un simile significato.
Nel linguaggio figurato, quando uso l’analogia intendo cercare una immagine che mi dà l’idea di qualcosa, per es. se dico ‘mare d’erba’, non voglio dire che un prato è il mare, ma che fa pensare al mare, ha lo stesso movimento fondamentale e crea una impressione simile.
‘Occhi di cielo’ non vuol dire realmente che negli occhi c’è il cielo ma vuole dare la sensazione di un colore e di una luminosità particolari.

Le analogie creano onde di somiglianza in base a qualità simili.
La scienza quantitativa blocca tutto sulle misurazioni, sul numero e sulla ripetizione. Il pensiero qualitativo cerca le corrispondenze e lega l’universo in onde di similitudine, in cui le cose hanno la stessa frequenza.
Nel pensiero analogico, che è poi quello del sogno come dell’arte, le cose non sono nette e distinte. Che senso avrebbe dire: “O questo è amore o questo non è amore”? L’aut aut non esiste nel mondo psichico. Un sentimento può essere una cosa e il suo contrario, è quasi sempre ambivalente, proprio perché supera le polarità che noi fissiamo logicamente. Se il mondo razionale è logico, quello analogico è paradossale. Ma persino un evento di natura può presentarsi in modo paradossale, anzi in natura il paradosso è la norma, gli opposti si toccano, la luce può essere vista allo stesso tempo come fenomeno particellare, cioè corpuscolare, oppure come onda, cioè movimento. Per la logica le due possibilità non possono esistere simultaneamente, perché la luce dovrebbe essere o questo o quello, non due cose opposte insieme, poiché in logica una possibilità nega l’altra. Ma la fisica quantistica e la fisica del caos hanno scoperto che il reale è tutt’altro che definito e logico, sembra piuttosto contraddittorio e paradossale. La logica è una esigenza della nostra mente, ma non è una proprietà della natura… Non è vero che A è uguale solo a se stesso e non può essere l’opposto di se stesso. Nella realtà gli opposti appaiono spesso insieme. Negli affetti non possiamo dire che l’amore è solo amore, o l’odio è solo odio, spesso soffriamo di sentimenti ambivalenti, una persona ci piace alla follia ma vorremmo anche ammazzarla, noi siamo una mescolanza di contrari e la stessa natura lo è. Ogni cosa che muore è piena di vita e la cosa viva è piena di parti che muoiono. Questo l’antica filosofia lo aveva intuito e la nuova fisica lo sta riscoprendo.
In fisica nemmeno la posizione di un elettrone è un evento precisabile, perché al più possiamo dire che c’è un tot di probabilità che esso si trovi in una certa area non ben definita.
Non è vero che i contrari sono distinti e lontani e ogni cosa è ben individuata, piuttosto accade che i contrari sussistano e che tutto sia mescolato.
La realtà è paradossale (para doxa contraria a ragion di logica). E anche l’altra mente è paradossale e dunque maggiormente in grado di intuire la realtà.
Però noi continuiamo a seguire la logica aristotelica, per un condizionamento culturale. E la nostra scienza continua a rifiutare come non esistente ciò che non è logico o perfettamente misurabile, per una sopravvivenza di potere.

(Valentino Vago)

Contro la logica occidentale si pone il TAOISMO, in cui il concetto base è proprio l’unione dei contrari. Ogni cosa è mescolanza di elementi opposti: nel caldo c’è un po’ di freddo, nell’amore un po’ di odio, nella vita un po’ di morte, nello yin un po’ di yang e viceversa. Questo porta a vedere il mondo e la nostra psiche diversamente e a non dividere rigidamente il bianco dal nero.
Il pensiero junghiano è molto simile al pensiero taoista, ed è basato sulla enantiodromia, corsa contrapposta di elementi contrari.
Sul pensiero logico si fonda la scienza e la tecnologia, sul pensiero analogico si sviluppa la poesia, l’arte, la mitologia, la religione, il paranormale, l’esoterismo, l’alchimia, l’astrologia, la ricerca religiosa, la psicoanalisi…

L’astrologia, che Jung studiò a lungo, è una tipica disciplina analogica, non vuol essere una scienza sui reali corpi celesti ma li valuta in base ad analogie simboliche, per es. Marte rappresenta una valenza dell’energia, è l’aggressività, la combattività, il coraggio, l’intraprendenza, la guerra, il ferro, le armi, il rosso, il fuoco….I termini di questa associazione non sono fisicamente uguali tra loro, ma sono analoghi, cioè sono modi energetici simili, qualità che stanno sulla stessa via, vibrazioni corrispondenti. Il mondo analogico è un mondo qualitativo di corrispondenze, per cui se sogno una cosa devo intuire in termini di energia cosa mi dice seguendo vie analogiche. Se sogno un torrente fresco, piacevole e spumeggiante, coi bordi pieni di fiori, esso rende per analogia come mi sento in questo momento, indica la mia qualità attuale di vita. Se sogno una spaventosa alluvione grigia che sta per sommergermi, può darsi che io sia molto esaurita o che mi stia per piombare addosso qualche calamità.
Mettere in moto la mente imaginale è anche facile e si può imparare ad attivarla utilmente con esercizi appropriati, simili ai test proiettivi che gli psicologi usano per capire le nostre reazioni.

Test breve: Sei su una strada, c’è un muro, cosa fai?
Osserva attentamente e ricorda tutti i particolari, colori, forme, sensazioni ecc. in modo da poter raccontare esattamente tutto, dove si trova il muro, di che materiale è fatto, di che colore, cosa fai esattamente tu, perché? come ti senti ecc.

Altro test: sei in un bosco, guarda bene tutto, il tipo di alberi, il colore, che giornata è, in che mese dell’anno, guarda ai tuoi piedi dove cammini, come ti senti

C’è un orso
guardalo, descrivilo, il colore, la forma la grandezza
Che fai?

(Alfredo Chigine)

Freud prendeva il sogno e lo scomponeva nelle sue parti, e per ognuna chiedeva al paziente che cosa gli veniva in mente, convinto che avrebbe fatto una catena di associazioni che avrebbe puntato a un episodio del passato o a una pulsione, in cui era nascosto il significato latente. L’associazione serviva a mettere in moto la memoria e portare alla luce la pulsione o all’evento nascosto.
Jung invece legge il sogno in modo analogico, secondo il suo proprio linguaggio, senza fare traduzioni, attraverso simboli di energia, come espressione di qualità o di mutamenti dell’energia nel sognatore, per cui se sogno armi si tratterà di energia aggressiva; se sogno uno scarabeo o una coccinella, stanno per avvenire in me mutamenti di rinascita ecc..
In più Jung è convinto che l’umanità, da tempo immemorabile in ogni luogo della terra, sogni sempre allo stesso modo, usando simboli comuni. Mentre Freud legge il sogno all’interno della singola storia del paziente, Jung lo legge anche col linguaggio universale della specie, quello che si manifesta da sempre nelle fiabe, nei riti, nell’arte, nella religione…il linguaggio della mente imaginale.
Un analista junghiano studia perciò i simboli con cui religioni o culture diverse hanno indicato i principali archetipi, cioè le principali qualità e i principali cambiamenti dell’energia, e, quando li incontra, capisce quale sia il movimento o mutamento dell’energia del sognatore, cioè dove questi stia andando.
Freud guarda sempre al passato, specialmente all’infanzia, Jung guarda al futuro, è volto in avanti; il primo dà ai sogni una lettura regressiva, il secondo li legge come una predizioni di futuro.
Un dizionario dei simboli freudiani è semplice in quanto basato su una dicotomia sessuale di genere: tutti gli oggetti a punta sono il pene, tutti gli oggetti cavi sono la vagina….
Un dizionario dei simboli junghiani è più complesso, comprende tutti i simboli religiosi, culturali, magici e alchemici dei vari popoli del mondo, perché, quando noi sogniamo, antichissimi simboli possono comparire nei nostri sogni, come se in noi sognasse una Mente Universale che si attiva da tempo immemorabile sempre allo stesso modo.
La cultura, secondo Jung, è originata da questa energia collettiva comune e trascendente, propria della specie, che si manifesta in forme molto simili, e si esprime non solo nel sintomo o nel sogno ma nell’opera d’arte, nei miti, nei riti, nelle fiabe, nel gioco, nelle drammatizzazioni, nei sistemi religiosi o magici…
C’è un grande immaginario collettivo che parla nell’immaginario individuale secondo un linguaggio proprio che è sempre lo stesso.
Capire i sogni vuol dire riprendere a parlare questo linguaggio che ci accomuna e insieme riprendere a capire i prodotti simbolici dell’uomo, il grande fiume culturale portatore di bellezza e di senso che ci rende umani.
Jung dunque passa dalla terapia psichiatrica o psicoanalitica ad un discorso molto più ampio di conoscenza e di evoluzione che riguarda tutti. Inizia con la psichiatria ma poi passa alla metafisica, all’esoterismo, all’arte, allo sciamanesimo, all’alchimia.
Lo psicologo freudiano usa un numero limitato di simboli di genere sessuato femminile o maschile, è un sessuomane con fissità di significati. Lo psicologo junghiano invece è un conoscitore di sistemi culturali, antropologici, mitici, magici e alchemici, ed è in grado di fare correlazioni tra antiche religioni e antiche culture e il nostro mondo interiore attuale; è uno storico dell’anima.
Il linguaggio di Freud è un linguaggio d’organo che parte dalla sfera genitale, il linguaggio di Jung è un linguaggio d’anima che parte dalla sfera spirituale. Lo stesso concetto di energia sessuale è profondamente diverso nei due studiosi. Freud ne fa un percorso della libido in successive zone erogene, per cui il piacere si sposta da una zona all’altra e può subire delle fissazioni o dei regressi; Jung ne fa un archetipo sacrale, una divinità, come lo intendevano i popoli più antichi, una manifestazione dell’energia totale, che solo parzialmente si esprime nella genitalità o nell’orgasmo ma può sublimarsi in immagini totalizzanti, come avviene nell’Induismo o nel tantrismo.

Se Freud utilizza solo i sogni della notte, Jung introduce altri modi per avvicinare l’inconscio:
-non solo il sogno o le associazioni automatiche, ma anche le visualizzazioni, la pittura, la poesia, la drammatizzazione, il mandala, la fiaba…
-o anche le mantiche come l’I CHING che è un antica forma oracolare cinese su cui si basano Taoismo e Confucianesimo,
-le intuizioni paranormali,
-e persino l’astrologia…
Oggi possiamo ampliare tutto questo associandovi la mappa dei chakra o interrogando direttamente la mente destra col dettato interiore o usando, quando serve, l’ipnosi regressiva.

MODELLI DELLA PSICHE

Qual’è il modello psichico di Freud, che poi condiziona la psicologia di questo secolo?
Freud crea una psiche topografica, divisa in strati: in mezzo c’è un IO, o coscienza; sopra un SUPER IO o censura, fonte del comando; sotto un ES, o luogo di pulsioni istintive.
Dal punto di vista della consapevolezza, la COSCIENZA è l’insieme dei contenuti che ci sono chiari, su cui possiamo fermare l’attenzione.
Un poco sotto il livello della coscienza c’è il SUBCONSCIO, insieme di contenuti temporaneamente non a fuoco (per es. tutti gli atti automatici, anche il camminare per es., o lo stare in equilibrio o guidare una macchina).

Quando andiamo a scuola guida facciamo molta attenzione alle frecce, alla frizione ecc., poi quando diventiamo più esperti facciamo molte cose in modo automatico e questo ci facilita la vita perché possiamo dedicare
la nostra attenzione a cose più importanti).

Il SUBCONSCIO comprende i contenuti momentaneamente sottratti all’attenzione immediata, che però possono essere riportati sotto l’occhio della coscienza. Più sotto c’è una zona d’ombra in cui sono quei contenuti di cui non siamo coscienti, ma che influiscono ugualmente sul nostro comportamento. Essi formano l’INCONSCIO INDIVIDUALE. Secondo Freud è qui che rimuoviamo i contenuti inaccettabili o le pulsioni proibite dalla coscienza. Quando la coscienza respinge una parte dei suoi contenuti, li rimuove in un luogo della psiche che Freud immagina come uno stanzino buio o una cantina degli orrori, il luogo del rimosso psichico. Freud pensava che questi contenuti fossero essenzialmente sessuali, perché viveva in un’epoca moralista in cui il massimo tabù era quello sessuale. Ora i tempi sono cambiati, il sesso è molto più libero, la religione e la morale sono meno sentite e la stessa famiglia è in dissoluzione.
Oggi noi pensiamo, come diceva Jung, che le energie impedite possano essere di molti tipi e non abbiamo più le repressioni sessuali del primo Novecento.

Secondo Freud il sogno era l’appagamento di un desiderio, e quando un desiderio era illecito veniva rimosso, cercava di emergere nel sogno quando la coscienza allentava le sue difese, ma aveva difficoltà a farlo perché una censura lo teneva d’occhio, così si travestiva per passare.
I contenuti rimossi premevano per uscire, e la psiche doveva impegnare gran parte delle sue risorse per tenere la porta chiusa.
Per eludere la coscienza i contenuti proibiti si camuffavano, come extracomunitari senza permesso di soggiorno che fanno carte false per passare un confine (sogno di Freud del doganiere).
Dall’ES arrivano pulsioni rimosse che premono per uscire. Possiamo anche immaginare la psiche come una cittadella assediata coi nemici che premono alle porte. Essa deve mantenere dei soldati sempre all’erta, con grande spreco di risorse che potrebbero essere impiegate altrove in lavoro, gioco, amore, divertimento, e invece devono stare a guardia permanente. Se i nemici diventano troppi e le difese sono troppo alte, la psiche si stanca e alla fine si paralizza, con una caduta energetica, cadendo nella depressione, nel sintomo nevrotico, nel blocco psichico.
Il sogno permette una valvola di sfogo, dove qualcosa del rimosso riesce a passare allentando la tensione; ma se la censura se ne accorge, blocca il sogno trasformandolo in un incubo, e ci svegliamo con un senso di terrore.
Compito dell’analisi freudiana è permettere ‘l’abreazione catartica’ dei contenuti rimossi, cioè farli uscire a poco a poco, così da sfogare la loro emozione, rielaborandoli con meno dolore possibile.
In genere un’analisi freudiana va alla ricerca di pulsioni sessuo-aggressive della prima infanzia collegate a rapporti incestuosi con i genitori.
Freud basa la sua teoria sulla passione del bambino maschio per la madre e sul suo rapporto di odio-amore verso il padre, visto come un rivale-antagonista, da debellare. Questo complesso viene chiamato ‘Edipico’ e probabilmente era il ‘suo’ personale complesso, ma Freud lo generalizzò a tutti gli esseri umani.
L’inconscio è il nucleo celato, l’oscuro, il non raggiungibile della psiche, connesso a sesso, infanzia e padre.

Così Freud ha una teoria del sogno tutta basata sugli impulsi sessuali, per cui il sogno è il tentativo per esaudire un desiderio sessuale illecito.
Freud ci dà in questo modo una lettura del sogno restrittiva e univoca, perché esclude molti sogni interessanti che hanno altri significati: i sogni premonitori, quelli relativi a vite precedenti, i sogni di invenzione o di intuizione del nuovo, quelli astrali, quelli mistici o religiosi, iniziatici, artistici ecc.
Jung allargherà il senso del sogno a molti più tipi, considerando l’energia psichica come indifferenziata e dunque con molte manifestazioni possibili.
Freud è un materialista, attento solo al corpo grossolano. La sua teoria spiega solo alcuni aspetti possibili della psiche ma lascia fuori molte esperienze di grande interesse, quella estetica, mistica, estatica, parapsicologica, artistica, creativa, transpersonale e le esperienze a carattere universale (come il tunnel, l’angelo, la morte… che hanno carattere archetipico).
Freud pensava che liberare i contenuti rimossi li avrebbe risolti, ma l’analisi, diventata ‘interminabilé, mostrava nei fatti che guarire non era poi così facile.

(Raimondo Sirotti)

Freud usava una teoria topografica in cui la psiche era formata di tre parti, tre strutture mentali distinte:
-l’ES o zona degli istinti inconsci rimossi,
-l’IO o coscienza,
-il SUPER IO o zona del comando, in parte conscio e in parte no.
L’IO subisce le richieste pressanti sia dell’ES che del SUPER EGO, è forzato da due padroni, in più deve fare i conti con le regole del mondo esterno che mortificano il suo principio del piacere, e tutto questo può creargli situazioni di sofferenza e disagio che emergono nei sogni o nei sintomi psicosomatici.

L’interpretazione di Jung è molto più ampia e si avvicina meglio ai bisogni attuali che sono anche bisogni d’anima e non solo di sesso. La sua interpretazione è spesso spiritualista.
Jung arricchisce la struttura psichica con ‘l’inconscio collettivò che contiene ‘gli archetipi’, modelli fondamentali che guidano la psiche. Istinti e archetipi non appartengono all’individuo ma alla specie. La psiche trova queste vie in se stessa ed esse affiorano nei sogni come nell’arte attraverso simboli sia individuali che collettivi.
Un esempio di grande archetipo è la Madre; Freud indicherebbe solo la propria madre storica, quella reale in carne e ossa, ma la grande immagine archetipica della Madre è presente anche in chi non ha mai avuto nessuna madre e non si esaurisce in una persona fisica precisa. Jung evoca un concetto di Maternità molto più ampio, una funzione protettiva, di tutela e cura propria dell’energia universale, che si esprime per es. anche attraverso la Natura o il concetto di Anima, una immagine che da tempi infiniti tutti i sistemi religiosi hanno sacralizzato nella trinità divina energetica fondamentale Madre-Padre-Bambino. Il Padre è la funzione di creazione della vita, la Madre la funzione della protezione, il Bambino rappresenta il divenire e il rinnovarsi della vita, sono tre funzioni energetiche, tre archetipi. Siamo su un piano metafisico, ideale. Abbiamo tre funzioni: creazione, conservazione e trasformazione che ineriscono all’Energia Fondamentale della Vita.

INCONSCIO COLLETTIVO

Sia Freud che Jung chiamano il sogno “la via regale dell’inconscio”, ma usano il concetto di inconscio con significati diversi. Per Freud l’inconscio è solo individuale, per Jung oltre all’inconscio individuale c’è un inconscio collettivo extraindividuale e extradimensionale che collega tutti gli uomini di tutti i tempi e gli spazi.
Per Freud il sogno è la chiave che fa emergere qualche frammento d’inconscio individuale. Per Jung si può andare ancora più profondamente e trovare un’attività psichica più ampia e trascendente che non ci appartiene in quanto singoli, ma appartiene alla specie umana in quanto specie, e in questo senso la nostra psiche apre canali di ricezione verso l’altrove da sé.
La totalità psichica, per Jung, comprende COSCIENZA, SUBCONSCIO, INCONSCIO INDIVIDUALE e INCONSCIO COLLETTIVO.
Attraverso il sogno noi possiamo attingere anche a un altro luogo molto più ampio, che possiamo chiamare il programma base, genetico della specie o patrimonio delle risorse; esso si comunica attraverso grandi immagini universali che contengono le vie dell’energia, i movimenti base della vita; questo archivio universale, o inconscio collettivo, non riguarda i fatti storici ma viene indicato con i simboli dell’energia.
I modi di essere dell’energia possono essere: nascita, morte, resurrezione, trasformazione, passaggio a energie superiori, maternità, anima, angelo, morte ecc.
Jung li chiama ARCHETIPI, modelli primari, grandi linee guida dell’energia psichica.
Nei sogni straordinari gli archetipi si presentano con modi molto simili e l’analista li individua facilmente; può darsi che il sognatore non riesca a farlo perché i simboli possono non appartenere alla sua cultura, ma l’analista junghiano li riconosce come immagini presenti da sempre nella storia dell’umanità, nelle fiabe, nei miti, nelle poesie, nei sistemi religiosi, nei prodotti artistici.
Freud spiegava il sogno attraverso le associazioni. Jung ricorreva agli archetipi. La psicoanalisi di Freud si chiama psicologia dinamica, quella di Jung psicologia analitica.

CONSIDERAZIONI SUI SOGNI

I sogni possono parlare del corpo o dell’anima. Possono riferirsi a uno o all’altra dei nostri chakra. Possono parlare della realtà esterna o della realtà interna. Possono riferirsi a una esperienza individuale o collettiva. Possono parlare con simboli molto personali o con simboli universali.
La morte per es. si presenta nei sogni con simboli comuni a tutti gli uomini della terra e a tutti i tempi. L’anima è un’altra grande immagine che affiora con simboli universali: una piccola piuma bianca (come per gli antichi Egizi), un occhio da cui escono raggi, un occhio dentro un triangolo, una luce chiara piena di amore, una farfalla ….
Non tutti i sogni hanno la stessa potenza e lo stesso valore, abbiamo sogni banali o fisiologici e possiamo avere sogni straordinari o d’anima.
Il sogno è una realtà sottile, difficilmente traducibile, con un proprio linguaggio e non sempre è traducibile. All’inizio l’interprete di sogni ci aiuta non tanto a capire il nostro sogno ma a sintonizzarci su un linguaggio, finché il linguaggio analogico si attiva ed entriamo nel nucleo pulsante del sogno, siamo sintonizzati e allora lo comprendiamo senza tradurlo, esattamente come comprendiamo un quadro o una sinfonia.
É sempre difficile tradurre un linguaggio in un altro, occorre imparare a pensarlo dal dentro, come si potrebbe capire un quadro attraverso le critiche, o la bellezza di una musica attraverso le recensioni. La traduzione è sempre tradimento. Gli esquimesi hanno 70 parole diverse per dire neve perché distinguono tante nevi diverse, tradurre quei 70 significati con una sola parola non avrebbe senso; ugualmente i nativi americani hanno 40 parole per dire ‘nuvolà. Così è per l’inconscio. L’inconscio non si può tradurlo, si deve viverlo e capirlo dall’interno, è una delle nostre voci, una delle nostre intelligenze. Essendo una realtà percettiva, metterlo in parole ne sciupa il valore e la bellezza. Poiché è una pulsione, la trama di parole ne perde la vita. Sarebbe come spiegare per telefono un quadro di Van Gogh, il quadro si deve vederlo e sentirne le vibrazioni. Il quadro è energia, la danza è energia, la musica è energia, un paesaggio è energia. L’energia si vive. Il sogno è fatto di visione e di emozione, non si può tradurre la visione e l’emozione in linguaggio verbalizzato. Per cui il significato del sogno è secondario rispetto al sognare, attira solo l’attenzione sulla sua importanza, attiva la mente destra e le sue qualità simboliche, ma è comunque inferiore al suo fatto esperenziale. Per questo il sogno agisce anche se non è capito, persino se non è ricordato. E più sei lontano dall’arte, dalla bellezza, dalla musica, dal sentimento, più sei lontano dai tuoi sogni perché sei chiuso a una parte importante di te.
Vivere la realtà del sogno è così bello e così importante che ricordarlo a livello cosciente apre una possibilità in più di sperimentare la vita, e di espandere noi stessi, per questo noi vorremmo ricordare il sogno e anche capirlo per vivere più intensamente, per assimilare vita.

C’è un film di Wender in cui si immagina che un inventore crei una macchina per sognare, che crea dipendenza perché chi comincia a sognare poi non vuole più smettere e resta attaccato alla macchina per sempre. Anche le droghe, gli allucinogeni e l’alcool sono espedienti per sognare, per entrare nell’intensità del vitale, nel luogo dell’emozione e della bellezza, ma alla lunga distruggono le potenzialità della mente e producono incubi, allucinazioni, mostri e dunque sono vie nemiche dell’uomo e della vita. Ci sono vie evolutive, espansive della coscienza, come il misticismo e l’esoterismo, l’amore, il volontariato, l’arte, la bellezza… e vie involutive, come la tossicodipendenza, l’alcoolismo, il potere o la violenza che portano alla morte dell’anima, alla distruzione dell’attività sana della vita.

La possibilità di viaggiare nel sogno ci è stata data ampiamente, 5 o 6 volte per notte, e quelli che non ricordano i loro sogni sono deprivati di una esperienza importante, vivono un immaginario debole, hanno una vita immaginativa rigida e asfittica. Nel sogno noi sperimentiamo intensamente ogni sorta di emozioni, paura, orgasmo, innamoramento, estasi, terrore, pace, esultanza, entusiasmo, disperazione… accediamo a ogni sorta di contenuti ordinari o straordinari. Le tecniche mistiche o sciamaniche non sono in fondo che vie privilegiate e disciplinate per sognare.
Abbiamo sempre saputo che in noi c’è molto di più di quanto appare, non è vero, come dice Shakespeare, che gli uomini sono ombre che si agitano sul palcoscenico della storia per poi scomparire per sempre, gli uomini sono frammenti di una grande anima che emergono a quella esperienza che chiamiamo vita da un luogo molto più profondo ed eterno. Così i grandi sogni in parte ci appartengono, ma in parte vengono da una dimensione inesplorata e sconosciuta incredibilmente affascinante che fa di noi dei viaggiatori interspaziali e intertemporali.
La vita è un viaggio in cui andiamo alla ricerca di noi stessi. Il sogno ci aiuta in questo viaggio coi suoi messaggi, semina di indizi la nostra anima, attiva la nostra evoluzione. É sempre terapeutico anche quando è pauroso. Ma non sempre lo comprendiamo, perché noi siamo formati da molte parti, e non tutte hanno lo stesso tempo di crescita e di penetrazione.

“Un antico poema persiano narra che il popolo degli uccelli, stanco di una esistenza mediocre e inutile, si lancia alla ricerca del suo mitico re Simorgh. La maggior parte degli uccelli, spossata o delusa o sedotta dalle sorprese del viaggio o dagli idoli che incontra, si ferma per strada. Un piccolo gruppo di uccelli ostinati, guidato dall’upupa, attraversando il deserto e le sette valli dell’incanto e del terrore, va avanti.
Esausti, con le ali bruciate, giungono alfine alla presenza dell’uccello-re.
Cento tende si scostano. Una viva luce brilla. Ma essi non vedono che UNO SPECCHIO.
Una voce dice loro: “Questo specchio è la sola verità”. Il re Simorgh che hanno tanto cercato è loro stessi. Non bisogna attendere altro. La voce aggiunge una frase magnifica, l’eco della quale risuonerà a lungo nella poesia persiana: “Avete compiuto un lungo viaggio per giungere al viandante”.

Il Viaggio è la Ricerca, ed é stato da sempre rappresentato come percorso fisico, qualche volta il viaggio è proprio un viaggio fisico, si pensi al percorso di Santiago di Compostela. Ma anche muoversi di sogno in sogno è un viaggiare.

“Il Viaggio è tante cose. O Niente.
É avventura, noia, dovere, dolore, gioia, fuga, ricerca.
É sogno, simbolo, metafora.
Sempre e comunque il Viaggio ci chiede qualcosa.
Evadere, dimenticare, ritrovare, conoscere, espiare, ricominciare…
Il viaggio è speranza di soluzione. Gli si attribuisce un potere determinante, gli si affida il compito di sciogliere con una brusca interruzione, un repentino cambio di scema, quasi un colpo di spada, i nodi gordiani della nostra esistenza.”

(Francesca Romana Lepore. ‘Andando a Santiago de Compostela’.

(Sara Andriol Cibin)

“Dove vai, pellegrino,
senza il cammino?
Vado fuori.

Dove vai, pellegrino,
nel cammino?
Vado lontano.

Dove vai, pellegrino,
con il cammino?
Vado dentro.”

L’OMBRA

L’OMBRA è un tipico concetto junghiano che sostituisce l’ES di Freud. Ognuno di noi porta dentro di sé dei contenuti che non vuole vedere, perché gli sono insopportabili, possono essere memorie dolorose, traumatiche. Dopo la seconda guerra mondiale, gli ospedali americani erano pieni di reduci in preda a incubi terribili in cui rivivevano eventi drammatici della guerra, che la psiche non riusciva a metabolizzare. Qualcuno era proprio pazzo e gli incubi avevano invaso anche la vita diurna. Il sogno tenta di far rivivere l’evento rimosso all’anima traumatizzata, perché l’unico modo a volte attraverso cui la vita a volte riesce ad andare avanti è vivere, rivivere, anche l’esperienza amara, oltrepassandola. Noi non dimentichiamo niente. Il corpo non dimentica, le cellule non dimenticano, l’inconscio non dimentica. O rimastichiamo il cibo indigerito e riusciamo a metabolizzarlo o restiamo inchiodati. O mangiamo la vita o siamo mangiati. Qualunque trauma è energia bloccata, in questa vita o in altre, mentre l’energia va liberata e ripresa.
I contenuti insopportabili potrebbero essere anche parti di noi, energie rifiutate. Jung li chiamava l’OMBRA e diceva: “Bisogna mangiare l’Ombra o l’Ombra ci divorerà!
Per capire questo concetto vi ricordo un bel testo junghiano, scritto da un poeta americano, Robert Bly, “Il piccolo libro dell’Ombra” della Red. Bly dice che le cose che non vogliamo vedere finiscono in una specie di sacco buio che ci buttiamo dietro le spalle, a poco a poco il sacco diventa sempre più pesante e facciamo sempre più fatica a portarlo.
Qualche volta noi sogniamo l’OMBRA. L’Ombra è un grande archetipo, che rappresenta la nostra parte oscura, la nostra energia non realizzata e non conosciuta. Come tutti gli archetipi, ha un aspetto negativo e uno positivo. Il negativo può essere il nostro lato inferiore, quello di noi che disconosciamo, i nostri aspetti bui. Il lato positivo è che l’Ombra è comunque energia di vita che può essere assimilata, può essere metabolizzata, come dice Bly, rendendo alla psiche il suo potenziale. Prima o poi noi dobbiamo affrontarla e conoscerla e assimilarla; se noi non metabolizziamo l’Ombra, l’Ombra divorerà noi.

Il messaggio di Jung è che nessuna cosa è in sé buona o cattiva ma ognuna è un aspetto dell’energia. Ogni problema diventa in effetti una possibilità. Come l’ideogramma cinese di ‘crisi’ che vuol dire insieme ‘crisi’ e ’occasione’.

Per tutta una notte sono passata da un sogno all’altro sentendo una voce che ripeteva incessantemente: “Ogni negazione è un’occasione!” Gli ostacoli sono opportunità. Le mancanze arricchimenti.

La vita ci dà i suoi bocconi amari e il sogno ci aiuta a digerirli, a metabolizzarli, pesca qualcosa dal sacco e ce lo ripropone perché possiamo far diventare positiva l’energia prigioniera. Se non potessimo fare questo lavoro, notte dopo notte, se il sacco si vuotasse su di noi di colpo, i sogni invaderebbero la nostra coscienza e noi impazziremmo. Per questo gli analisti chiedono: “Cosa sogni?”, per trovare l’energia non digerita, il blocco, il trauma, la non vita, la parte di noi bloccata e che ci blocca che deve essere recuperata positivamente per arricchire di nuovo la nostra zona psichica.
Ognuno ha una parte in luce che mostra al mondo e una parte-ombra che non mostra nemmeno a se stesso, l’ombra è la nostra controparte, ciò che non accettiamo di essere (i nostri lati inferiori) e ciò che non sappiamo di noi (i nostri lati oscuri). Noi cerchiamo realizzazione e equilibrio.
Come nel pensiero cinese, ciò che resta soffocato non fa fiore e ciò che esce con difetto o con eccesso produce dolore. Se usiamo troppo il pensiero razionale gettiamo nell’ombra il sentimento e viceversa.
Vivere è anche questione di centralità. Quando non siamo nel mezzo, il sogno ci avverte dei nostri squilibri. Non ci può essere troppa Ombra perché anche questo è uno squilibrio. L’Ombra è la nostra parte complementare e può emergere per avvertirci che noi siamo anche le cose che non riconosciamo di essere.

Una volta sognai che ero in una casa vuota e avevo messo in una scatola tutti i tubetti di colore e avevo gettato la scatola dalla finestra. La scatola era caduta sulla testa di un uomo che ora sentiva male alla testa. Io dipingo, ma per lungo tempo avevo smesso di dipingere e le mie emicranie trovavano una spiegazione.

Il sogno mi avvertiva che se mi dedicavo troppo allo studio e gettavo via l’arte, il colore della vita, mi sarebbe venuto mal di testa e la mia psiche sarebbe stata come una casa vuota.
Quando eccediamo in un comportamento solo, il lato ombra si sveglia e manda un SOS. Il santo diventa scorbutico e in casa nessuno lo sopporta. L’iperteso si rompe una gamba. Il goloso ha problemi intestinali. La vanitosa si copre di brufoli. L’asceta sogna donne nude.
Ma quando l’Ombra emerge e diventa troppo forte e scomoda tendiamo a proiettarla su qualcun altro. Quando cominciamo a non sopportare qualcuno che non ci ha fatto nessun male è certo che rispecchia qualcosa della nostra ombra. I difetti che più ci danno noia negli altri possono essere quelli che abbiamo nascosto dentro di noi. L’Ombra può essere ciò che abbiamo represso o su cui non abbiamo lavorato abbastanza o che ci ricorda qualche brutto fatto o persona della nostra vita che vorremmo eliminare dalla memoria. Per es. se ci sforziamo troppo di non mostrare aggressività, l’aggressività rimossa apparirà in sogno come un animale ostile che vuole aggredirci. Più cerchiamo di non vedere le nostre negatività, più le proiettiamo sugli altri o nei sogni.
Quando qualcuno ci insegue per aggredirci può trattarsi di un aspetto dell’energia che cerchiamo di non riconoscere dentro di noi, e dovremmo stare fermi ed aspettarlo. Gran parte di quello che ci perseguita in sogno fa parte di noi, è energia che abbiamo rifiutato che non abbiamo fatto vivere, ogni volta che chiudiamo una porta su una parte di energia quella riemerge in modi spiacevoli. Siamo spaventati dalle nostre parti prigioniere e squilibrate. La vita è anche un problema di liberazione e di equilibrio.

Laura sognò che noi tutte andavamo a svolgere un grosso compito che consisteva nel liberare un prigioniero rinchiuso in un castello. Arrivavamo con mezzi diversi ai piedi delle montagne e cominciammo la scalata tenendoci a vista e ci incoraggiavamo l’un l’altro con allegria. Poi giungemmo ad un punto dove ognuno dovette procedere da solo sulla propria montagna per liberare il proprio prigioniero. Laura entrò nel castello, salì le infinite scale e cunicoli e alla fine giunse in cima, sulla torre più alta dove era la prigione. Ma davanti alla porta sbarrata c’era un gigante enorme con le braccia incrociate sul petto e Laura capì che non sarebbe mai riuscita a vincerlo. Allora Laura fece qualcosa di strano: sorrise. Come sorrise, il gigante sembrò sciogliere la sua forza, disserrò le braccia, aprì la porta e liberò il prigioniero. Questi uscì all’aperto ed era identico al sorvegliante, un gigante gemello, i due giganti si abbracciarono e divennero una cosa sola.

Il sogno dice che il nostro compito è liberare le nostre parti prigioniere, per recuperare la nostra energia impedita e tornare all’unità originaria. Dobbiamo guardare il nostro lato ombra, e integrarlo per diventare più completi. L’Ombra può essere anche qualcosa di oscuro e perturbante che ci aspetta nel futuro e il sogno può essere minacciosamente premonitore.

Laura sognò che era avvolta in un mantello e camminava in una notte molto buia, lei teneva chiusa nella tasca una piccola luce. Verso di lei camminava un’ombra scura molto paurosa. Laura la incrociò con grande terrore sempre aggrappandosi alla piccola luce che aveva in tasca, ma l’ombra non le fece del male, dopo di che Laura passò un piccolo ponte e si trovò in salvo.

Il sogno preannunciava un periodo di grande paura, ma non glielo dissi e cercai di rinforzarla, avrebbe incontrato un grande pericolo, avrebbe avuto paura, ma si sarebbe salvata. Poco dopo il marito ebbe un peggioramento nello suo stato epatico e finì in fin di vita, ebbe un trapianto ma per due anni le sue situazioni furono a rischio e Laura passò in ospedale tutto questo tempo per assisterlo, alla fine egli fu salvo e cominciò per loro una nuova vita.
Il sogno dell’uomo che cammina avvolto nel mantello con un’Ombra che lo segue o gli viene incontro è un sogno archetipico, assomiglia al sogno di Cartesio e l’ho sentito raccontare molto spesso. Abbiamo addirittura un Tarocco, un arcano maggiore, che rappresenta questa figura.
I TAROCCHI sono raffigurazioni di grandi Archetipi. Non si sa bene dove i tarocchi siano nati, essi appaiono improvvisamente in Europa e non sono portati né dagli zingari, come si dice, né dagli Egizi. É più facile che siamo raffigurazioni ermetiche o alchemiche.
Negli Arcani maggiori troviamo l’anima portatrice di luce, un altro grande archetipo che Jung conobbe spontaneamente fin da bambino, lo chiamava Telesforo, il portatore di luce, e lo ritrovò in alcune raffigurazioni scultoree greche.



 

 

 

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